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Leonardo de Curtis

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F.A.Q.

Quasi sempre, quando un cavallo ha sensibilità su terreni difficili, ci sono degli aspetti da migliorare nella gestione: igiene, alimentazione, quantità di movimento ecc.
Se è possibile intervenire su alcuni di questi aspetti, spesso si riesce a migliorare significativamente la qualità dello zoccolo.
Qualora non sia possibile e la gestione risulti incompatibile col tenere scalzo il cavallo, ferrarlo è un’opzione ragionevole.

La frequenza ideale è molto variabile in funzione delle condizioni di vita.
Nella maggior parte dei casi una frequenza tra 4 e 6 settimane funziona bene, tuttavia è un aspetto da definire caso per caso.

Nel caso di un cavallo ferrato, il consumo dell’unghia è sostanzialmente assente.
Ciò richiede un intervento regolare ogni 40-45 giorni (6-7 settimane), per la maggior parte dei cavalli.
Se dopo 45 giorni non è ricresciuta abbastanza unghia da giustificare l’intervento, è segno che ci sono problemi che richiedono di essere affrontati.

No, purtroppo non è vero.
In tanti casi è possibile migliorare la situazione, ma un cavallo laminitico rimane tale anche qualora l’aspetto e la funzionalità dei piedi tornassero “normali”, e richiede attenzioni particolari per prevenire ricadute o peggioramenti per il resto della sua vita.

Purtroppo su questo argomento c’è molta confusione.
Alla base di questo luogo comune sta il fatto che i cavalli (tutti, scalzi o ferrati) non sono fatti per mangiare grandi quantità di cereali.
Il termine mangime è molto generico, e include sia i prodotti contenenti cereali che quelli senza.
La formulazione corretta della domanda dovrebbe quindi essere: è vero che i cavalli scalzi (o meno) non devono mangiare cereali?
E la risposta tendenzialmente è SI’.

Nella maggior parte delle aree d’Italia sotto i 500 metri di quota, il pascolo è sicuro per la maggior parte dei cavalli almeno da circa metà maggio fino a settembre inoltrato.
Al di fuori di questo periodo è comunque possibile far pascolare i cavalli se si adottano alcune precauzioni descritte più in dettaglio nella sezione sulla gestione del pascolo.
Se avete un cavallo laminitico o con altri problemi metabolici, la situazione si complica e dovrà essere definita caso per caso.

Il “minimo sindacale” richiesto al proprietario nella cura dello zoccolo di un cavallo scuderizzato (in assenza di patologie particolari) consiste nella pulizia quotidiana con il nettapiedi, seguita da una spazzolata energica con una spazzola rigida e una blanda disinfezione con liquido del Villate o simili (tempo necessario: meno di 5 minuti).
Maggiori sono gli spazi a disposizione del cavallo e gli incentivi a muoversi, minore diventa la necessità di intervento.
Anche nelle migliori condizioni comunque un controllo settimanale è buona abitudine.

Dipende molto dalle condizioni che potete garantire al vostro cavallo e dallo stato di salute dei suoi piedi.
In Italia e nel mondo ci sono esperienze molto interessanti nella maggior parte delle discipline sportive con cavalli scalzi/non ferrati (e bitless).
Molto dipende dalla vostra volontà di introdurre i necessari cambiamenti nella gestione e di concedere al cavallo il tempo per adattarsi alla nuova condizione.
Esistono comunque numerosi strumenti per aiutarvi in questo passaggio.

No, gestire correttamente un cavallo scalzo è impegnativo e richiede condizioni adeguate.
La tipica gestione scuderizzata è difficilmente compatibile col barefoot.
Inoltre una piccola percentuale di cavalli ha bisogno di protezioni permanenti come ausilio ortopedico, e la scelta da fare è un compromesso tra la salute del piede e quella di altre strutture.
In molti casi è comunque possibile ricorrere anche a soluzioni differenti dal classico “ferro” metallico.

No, è un luogo comune senza il minimo fondamento.
La prova più evidente ed indiscutibile è che gli zoccoli a strisce bianche e nere non mostrano differenze di consumo tra le aree chiare e quelle pigmentate.
La grossa differenza tra le due tipologie di zoccolo è che su quello bianco qualsiasi difetto risalta immediatamente nel momento in cui si riempie di sporco, cosa che non accade sugli zoccoli scuri.

Sì, alcune razze sono geneticamente predisposte ad avere piedi più delicati di altre.
Statisticamente, un PSI difficilmente avrà la muraglia e la suola di un murgese.
Tuttavia, la variabilità tra individui è sicuramente superiore a quella tra razze, data l’importanza delle condizioni al contorno e l’influenza dell’ambiente sullo sviluppo del piede.

Oltre a difendere dal consumo, le protezioni dello zoccolo possono avere anche una funzione di tipo “ortopedico”, modificando le caratteristiche geometriche e fisico-meccaniche della faccia plantare del piede, e quindi essere d’aiuto nel gestire problemi ortopedici.
Mentre gli interventi che si possono fare sullo zoccolo sono limitati fortemente dall’anatomia del cavallo, le opzioni offerte dai moderni materiali per la mascalcia sono virtualmente illimitate.

Nel caso di un cavallo giovane, l’attenzione agli zoccoli è ancora più importante che per un cavallo adulto.
Le strutture del piede equino finiscono il loro sviluppo intorno ai 5 anni di età (in condizioni ottimali) e sono significativamente influenzate dal chilometraggio e dal tipo di terreno su cui i chilometri vengono percorsi.
Studi eseguiti sui vitelli hanno evidenziato come già pochi km al giorno possono avere un effetto misurabile dopo poche settimane.
Se avete un puledro quindi la cosa migliore che potete fare è garantirgli ampia libertà di movimento su terreni vari, includendo anche aree pietrose e sconnesse.
Altrettanto importante è garantire un’alimentazione completa, bilanciata e adeguata ai fabbisogni del cavallo.
Fondamentale è anche posticipare almeno al quinto anno di età la prima ferratura, per dare modo alle strutture del piede di svilupparsi correttamente, senza per questo trascurare la cura dello zoccolo, che dovrà essere pareggiato regolarmente fin dai primi mesi di vita.

No.
Le analisi di foraggi che ho commissionato negli anni hanno dimostrato incontrovertibilmente che in Italia una dieta di solo fieno a lungo termine porta TUTTI i cavalli a soffrire di carenze (ed eccessi) nutrizionali.
Mentre un buon fieno copre la maggior parte dei fabbisogni nutrizionali del cavallo “da compagnia”, alcuni nutrienti importanti risulteranno comunque carenti.
Nel caso del cavallo sportivo la situazione è ulteriormente complicata dai fabbisogni aumentati di alcuni nutrienti.
L’accesso al pascolo verde nei periodi in cui ciò è sicuro migliora il quadro ma non consente di risolvere tutti i problemi.
La soluzione che ritengo più corretta da seguire è la somministrazione di un’integrazione nutrizionale mirata, idealmente costruita analisi del foraggio alla mano, per correggere i difetti del fieno andando ad aggiungere solo ciò che effettivamente serve.