Per capire i concetti generali che regolano l’alimentazione del cavallo, occorre prima di tutto ricordare che il 99% della sua storia evolutiva ha avuto luogo in Nordamerica, adattandolo quindi ad un ambiente significativamente diverso da quello europeo. Clima, terreni e vegetazione sono differenti da quelli che possiamo offrire ai nostri cavalli, anche nelle migliori condizioni e nelle migliori intenzioni. Non è quindi un caso che il cavallo, dopo circa 15’000 anni di assenza dal continente noramericano (probabilmente cacciato fino all’estinzione dalla prima ondata di colonizzatori umani), una volta reintrodotto dopo il 1492, si sia trovato così bene: era tornato al suo habitat d’origine!
E’ quindi molto importante ed utile osservare i cavalli allo stato brado in Nord America: quelle sono le condizioni di vita ideali per “Equus Ferus Caballus“. Una delle caratteristiche più interessanti da notare di questo ambiente è la vegetazione rada e fibrosa tipica delle aree aride e semidesertiche.
Il tipico pascolo verde a cui siamo abituati, e che consideriamo “naturale” per i nostri cavalli, è virtualmente inesistente nel suo habitat d’origine. Paradossalmente, il fieno è molto più simile a ciò che trova il cavallo in natura che non il prato.
Altrettanto importante da considerare è il fatto che in quel tipo di ambiente, un cavallo deve percorrere circa 30 km al giorno per racimolare la quantità di foraggio di cui necessita.
Il tipico stile di vita del cavallo è quindi di muoversi costantemente, in branco, alla ricerca di cibo a una velocità media sotto i 2 km/h (circa 30 km in circa 18 ore al giorno), ingerendo costantemente piccole quantità di alimenti molto fibrosi. Il tutto su terreni estremamente sassosi ed abrasivi.
La cosa più sorprendente è che la stragrande maggioranza di questi cavalli è in una forma fisica spettacolare: muscolatura ben sviluppata, pelo lucido, crini folti e zoccoli indistruttibili.
Altrettanto illuminante dovrebbe essere il fatto che quando questi cavalli vengono catturati e posti in cattività, in poco tempo cominciano a soffrire della maggior parte delle problematiche che incontriamo quotidianamente sui nostri cavalli domestici (e che, tristemente, somigliano alle patologie tipiche della popolazione carceraria umana).
Uno degli obiettivi della gestione naturalizzata del cavallo è quindi quello di replicare il meglio possibile le condizioni di vita dei cavalli nel loro habitat d’origine: ampia opportunità di movimento, vita di branco, alimentazione basata prevalentemente su foraggi ad alto contenuto di fibre e disponibili 24h/24 o quasi. Una delle soluzioni pratiche più interessanti per raggiungere questo obiettivo è il cosiddetto “Track System”, noto anche come “Paddock Paradise” (link alla sezione dedicata).
Questo tipo di gestione agisce preventivamente contro numerose patologie (coliche, laminiti, problemi muscolo-scheletrici e disturbi comportamentali) e se ben impostata richiede meno manodopera per cavallo rispetto alla scuderizzazione tradizionale.
Ovviamente, come ogni cosa, comporta anche degli aspetti negativi, e potrebbe non risultare la soluzione giusta per cavalli molto anziani, malati o cresciuti senza la possibilità di socializzare con i propri simili. Rappresenta comunque quanto di più “naturalistico” possibile per la gestione del cavallo domestico.
Tutto ciò vuol dire che il cavallo deve mangiare SOLO fieno?
Purtroppo non è così semplice. Il fieno, per quanto sia la cosa più simile alla dieta che trova il cavallo in natura, pur contenendo gran parte di ciò di cui ha bisogno, non è un alimento completo al 100%.
Qui entrano in gioco vari fattori: da un lato la composizione del nostro fieno a livello di varietà vegetali è notevolmente diversa da ciò che cresce sulle colline del Nevada; in secondo luogo, dal momento dello sfalcio, il fieno comincia a perdere rapidamente il contenuto di alcuni nutrienti importanti a causa dell’ossidazione, ad esempio gli acidi grassi Ω3 e alcune delle vitamine idrosolubili; infine, la composizione minerale dei nostri terreni, e quindi il contenuto di minerali del fieno, è significativamente diverso da ciò a cui si è adattato il metabolismo del cavallo.
Questo significa che un buon fieno deve costituire la BASE della dieta del cavallo, a cui però devono essere aggiunti alcuni alimenti/nutrienti per fornire tutto ciò che gli serve.
L’accesso ad un pascolo nei periodi e nelle modalità corrette (vedere sezione sulla gestione del pascolo) rappresenta sicuramente un’importante fonte di nutrienti: acidi grassi e vitamine che nel fieno vanno persi, sono invece presenti in quantità adeguate nell’erba del pascolo.
Sfortunatamente il pascolo in alcuni periodi dell’anno non è una buona opzione e il contenuto di minerali rimane comunque “sbilanciato” anche nel pascolo, perchè dettato dalla composizione dei terreni. Qui entrano in gioco gli integratori/bilanciatori, ovvero miscele di nutrienti la cui composizione, idealmente, rispecchia fedelmente le caratteristiche del fieno, andandone a compensare i difetti e le carenze. Fieno e bilanciatore sono complementari tra loro.
Conti alla mano, per la maggior parte dei cavalli una dieta basata su un buon fieno polifita sempre disponibile, accesso al pascolo, sale e un bilanciatore di buona qualità, è ampiamente adeguata a soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali e previene buona parte delle più comuni patologie all’apparato digerente e dei disturbi metabolici indotti da un’alimentazione scorretta/sbilanciata.
Solo nel caso di cavalli agonisti, da lavoro pesante o in presenza di patologie particolari, può essere utile o necessario scostarsi da queste linee guida.